I titoli di stato sono legati da una parte alla Banca d'Italia, che è una banca privata, quindi al sistema bancario, quindi alle grandi aziende, e dall'altra al bilancio statale, quindi al bilancio europeo, quindi al mercato mondiale.
Gli interessi sui titoli di stato vanno a finire sul debito pubblico, qundi in pratica te li paghi tu stesso. Prima o poi...
Secondo me...
La globalizzazione implica la fine del capitalismo.
Il capitalismo(teoria che considero assolutamente fallace) ha una sua logica solo quando si hanno più mercati in competizione tra loro. Il capitalismo può accumulare profitto(parola che odio) solo se la frega ad un altro mercato: finché scambio le mie mele con le pere di un altro non ho profitto, ma lo ottengo se scambio le mie 10 mele con 100 pere di un altro, così il mio profitto sarà la perdita di ricchezza dell'altro, a patto che il venditore di pere sia tale da non avere la possibilità di vendere la sua merce in mercati esterni, come invece ho fatto io.
Ciò è accettabile finché i mercati sono separati, ma nel momento in cui il mercato è unico e globale, il venditore di pere "fregato" cercherà di fare il mio stesso giochetto col venditore di banane, il quale se la prenderà col venditore di fragole, finché, come un circolo vizioso, arriverà il mio turno di essere fregato.
Quindi il profitto che ho prima o poi lo perderò, perché esso nasce dall'impoverimento di qualcun'altro. Esso è una falsa ricchezza, tecnicamente è più simile ad un furto.
Ciò lo si capisce nella politica mondiale. Per decenni i paesi occidentali capitalistici hanno sfruttato i paesi poveri creando enormi profitti. Cio ha però creato il terrorismo, a fronte del quale i paesi occidentali stanno impiegando enormi risorse per aumentare il loro livello di sicurezza, o per migliorare le condizioni economiche dei paesi in via di sviluppo. Quindi il profitto accumulato va via via diminuendo.
O in politica locale, se la classe imprenditoriale non reinveste i profitti aumentando i salari dei propri lavoratori, questi ultimi, che sono anche consumatori, non avranno un potere d'acquisto tale da provocare quei profitti.
Queste conclusioni diventano più chiare se si ritorna a considerare il denaro per quello che è: esso è un mezzo, una convenzione, non è una ricchezza. Il denaro funziona solo quando viene scambiato con merci, servizi, ecc. Il denaro depositato, immobile, non serve a niente, è come se non esistesse.
Anzi, le grandi somme di denaro depositate e mai utilizzate sottraggono ricchezza, perché derivano da essa ma non vengono reinvestite.
(Questo però non vale per i piccoli risparmi, perché essi servono da tampone ai fattori di rischio economico, sono riserve che vengono investite in caso di necessità materiale, qundi sono un investimento potenziale)
E' curioso che il sistema bancario islamico ragiona proprio in questi termini, considera illegittimi gli interessi sui prestiti e sui depositi, favorisce l'investimento dei capitali in attività imprenditoriali(non finanziarie), sfavorisce l'accumulo smodato di denaro, impone che i guadagni e le perdite siano equamente divisi tra impresa e finanziatore, infatti ci stanno lentamente facendo il cubo...
_________________ Fidati di me, io so quel che faccio... (David Rasche, alias Sledge Hammer nel telefilm "Troppo Forte")
Ultima modifica di Jarni il gio ott 16, 2008 10:57, modificato 1 volta in totale.
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