Tanto tempo fa, in un paese lontano c'erano un padre ed un figlio. Dovevano recarsi in una città vicina per far compere e quindi decisero di utilizzare il loro somaro. Presa la bestia dalla stalla, il padre disse : figliolo, monta tu sul ciuchino, camminare un po a piedi farà bene ai miei reumatismi. E il figliolo salì sul dorso della bestia, prese le redini dalle mani dal padre, il terzetto partì alla volta della città. Usciti dal paese, la strada attraversava dei campi coltivati, dove laboriosi contadini lavoravano. Uno di questi, fatta una pausa al sole della prima mattina, vide passare il terzetto ed esclamò: Figlio ingrato, lui seduto comodo sull'asino, mentre il suo vecchio papà è costretto a camminare a piedi. Il figliolo, risentito dalla frase, si rivolse al suo babbo dicendo: Babbo, sali te sul somaro, ora cammino un pò io a piedi. Detto fatto! I due si diedero il cambio ed il viaggio proseguì. Fatta un altro po’ di strada, furono visti da altri villani che zappavano nei campi a bordo strada. Uno di questi nel vedere la scena sbottò: Che padre ingrato ! Far camminare il suo povero figlioletto a piedi, mentre lui sta bello seduto. Questi anziani credono di essere dei re! Nel sentire queste parole il padre restò un po’ male. Ma gli venne un’ idea e la disse subito al figlio, senza pensarci tanto su: Figliolo! Dimmi babbo… Mi è venuta un’idea: Perché non saliamo entrambi in sella al ciuchino? Ottima idea babbo! rispose il figlio e, senza farselo ripetere una seconda volta, si fece posto dietro al padre sulla schiena del ciuco. Percorso un altro tratto di strada e giunti in una nuova contrada, il terzetto fu visto da dei nuovi villani, che a vedere i due sul somaro, esclamarono a gran voce: Miserabili pappemolle! Guarda come sfruttano quel povero ciuchino! Lui, poverino, deve camminare e portarsi in groppa quei due fannulloni. Portate dal vento le parole giunsero alle orecchie dei due. Si guardarono prima l’un l’altro, poi guardarono il ciuchino e si dissero: Proseguiamo a piedi! Scese prima il figlio, poi il padre e continuarono a piedi sulla strada sterrata che conduceva alla città. Era l’ora di pranzo ed erano quasi arrivati alle mura della città, quando, da bordo strada, un villano nel guardarli disse: Ma guarda questi due bifolchi: si sono fatti il viaggio a piedi senza usare l’asino. Il ciuco l'è bello e riposato e loro sono distrutti dal viaggio. Padre e figlio divennero rossi in volto per la vergogna e per la rabbia. Prima si guardarono in faccia imbarazzati mentre il padre sputò rumorosamente a terra, poi, senza aggiungere una parola, caricarono il somaro sulle spalle e varcarono così la soglia del portone della città. Furono accolti da un coro di risate. Un uomo del volgo gridò loro: O grulli!!!... da quando a un somaro vengono dati più onori che a un papa ? Un altro popolano aggiunse sghignazzando: Non si capisce dei tre chi è il somaro! Il padre, stanco, sudato, incaxxato nero, rispose: Il somaro si riconosce dalle orecchie, lo stupido dalle parole.
Morale: Lo stupido parlerà sempre e comunque, tanto vale ignorarlo e fare come dice la propria testa.
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