Filandro ha scritto:
Contribuisco alla discussione in quanto, nella ditta dove lavoro, provvedo alla tempra delle matrici e punzoni per le attrezzature.
Usiamo solo due tipi di acciai, entrambi molto legati, che tuttavia si temprano (con spegnimento in olio)a temperature diverse:
Il 90 CrMnV va temprato a 820 gradi, mentre il 200Xcr13 va temprato a 950.
La differenza è enorme, in quanto l'ìinterno del forno a 820° è rosso scuro, a 950° è rosso chiaro, direi arancione!
A volte mi è successo di invertire le temperature, ossia temprare il 200XCr a 820 e il 90MnV a 950°, con il risultato, nel primo caso, di non avere raggiunto la durezza necessaria, nel secondo addirittura la rottura del pezzo.
Inoltre, a voltre tempro dei pezzi in C40 a 850°, con spegnimento in acqua.
Salve,
quoto totalmente quanto descritto da Filandro, non riportando per intero tutto il suo ragionamento per evitare che ci si disperda, ma vorrei contribuire e rifocalizzare il ragionamento sul trattamento di Tempra. Filandro, trattando matrici e punzoni (immagino per attrezzi di trancio/imbutitura), nel descrivere fedelmente il corretto procedimento utilizzato, mette in evidenza due elementi: il primo che i parametri di temperatura, durata di riscaldamento e mantenimento alla temperatura di tempra, tipo di liquido di raffreddamento e tipologia di rinvenimento, dipendono fortemente dal materiale e di conseguenza da ciò che si deve realizzare; secondo punto, quello inerente la variabilità dei parametri ottenuti al variare della qualità degli elementi a corredo (liquido di raffreddamento vecchio, carbone inadatto, vasca piccola, liquido freddo, etc.). Per cui, un hobbista che vuole cimentarsi in prove di trattamento termico, trattandosi di qualcosa di delicato e potenzialmente pericoloso, è bene che prima di adoperarsi, faccia esperienza anche solo visiva, presso qualche officina attrezzata che esegue trattamenti, ed impari a confrontarsi con le varie fasi e i vari problemi.
Sul problema della squamosità della superfice del pezzo a valle del raffreddamento, da qualche tempo è in uso un altro metodo: avvolgere il pezzo in fogli di acciaio da 5 centesimi e fare una sorta di fagotto chiuso, a valle delle fasi descritte il pezzo risulterà di un bel colore grigio senza squame e questo è ottimo soprattutto per pezzi dalle forme complesse.
Concludo ribadendo che l'utilizzo di liquidi di raffreddamento non ortodossi è vero soprattutto nelle officine artigianali in cui la metallurgia era conoscenza tramandata oralmente e talvolta frutto del caso. Personalmente una trentina d'anni addietro, ho conosciuto un fabbro, che realizzava attrezzi agricoli e per questo era rinomato ed apprezzato, vi chiederete perchè: all'acciaio dolce (recuperato da inferriate e righiere di balconi), che usava per costruire ad esempio una zappa, sulla parte tagliente dell'attrezzo saldava una striscria di metallo sconosciuto che dopo la saldatura fucinava e succesivamente dopo la forma temprava e rinveniva (sicuramente nel suo bagno un poco d'urina c'era sensaltro), bene sapete perchè aveva successo? perchè usava acciaio recuperato dalle balestre di camion, quindi acciaio legato al silicio che dava a valle della fucinatura e dei trattamenti quella caratteristica di elasticita e mantenimento del filo necessario agli strumenti agricoli. Lui l'aveva scoperto per caso, dato che utilizzava degli scarti e non perchè aveva studiato metallurgia.
Bye
Ignazio