Le incudini erano un prodotto che non sarebbe proprio errato definire industriale, sicuramente per loro natura l' incudine e' un utensile la cui nascita richiede un considerevole sforzo, sotto molti aspetti. Nei paesi anglosassoni, gia' al volgere del 17th secolo, l' incudine viene prodotta con criteri produttivi ed in quantita' industriali e pertanto, il produttore senti subito il bisogno di promuovere e proteggere la sua tecnologia a mezzo di un logo che ne identificasse il Brand e di un sistema di catalogazione seriale del prodotto stesso. Per la stragande maggioranza delle incudini Inglesi e per la quasi totalita' di quelle Americane l' identificazione e' quindi assai semplice e l' anno di produzione facilemnte ricavabile non solo, attraverso la ricostruzione dello studio dell' evoluzione stilistica del logo (facilissime le fonti su Trenton, Fisher etc etc) ma addirittura, in molti casi abbiamo un numero seriale collegato a sistemi di archiviazione ancora ben funzionanti! Faccio un esempio, ammettiamo che ci capiti ad un mercatino una Hay-budden (un ferrarino americano), sul prospetto avendo il corno alla mano destra ci leggiamo HAY=BUDDEN e poi sotto MANUFACTURING CO. BROOKLYN, NY sotto ancora il peso in lbs, sotto ancora ci sara' il numero seriale stampato sul piede dell' incudine. Queste incudini hanno come fonte di facile accesso un manuale intitolato: "Anvils in America" di un certo Richard Postman, dove le circa 310.000 incudini prodotte (ditemi se non son numeri da industria) sono catalogate dal 1892 to 1925. Quindi in questo caso, si puo' sapere non il periodo ma addirittura l' anno. Con le Trenton idem, pure loro hanno un bellissimo numero seriale stampato sul piede del basamento e pure li' si puo' accedere all' archivio e quindi apprendere se l' incudine risale ad un anno piuttosto che un altro (addirittura al mese). Le Fisher son come le nostre Perrin (assai piu' brutte e non totalmente forgiate) ed hanno oltre il logo, il peso ed il numero seriale, l' anno di produzione.
Fortunatamente la lista dei produttori e' davvero lunga e quindi l' identificazione relativamente semplice, per es.:
http://www.ntxba.org/ntba/anvil-names-menu.htmlLe cose diventano un po' piu' complesse quando ci troviamo ad utensili provenienti da parti del mondo (pure l' Italia) dove certi processi produttivi, pur coinvolgendo un gran dispiegamento di forze, solo in epoche relativamente recenti, hanno beneficiato dell' ausilio di certe strategie e tecniche industriali e cosi', ci troviamo davanti ad un bestione di 150kg nudo come un bimbo; in questo caso l' unico strumento, a mio avviso, sta nel divertente studio delle tecniche costruttutive dell' incudine e delle innovazioni di cui, questo utensile mistico, si e' arricchito nel corso dei secoli; a tale proposito, per es. un campanello d' allarme puo' esser dato dall' assenza, come gia' dicevo, dell' hardie oppure dalle geometrie del cielo o meglio ancora da come furono risolti i piedi del basamento. Altra indicazione, nelle nostre bicorna, sta nel rapporto tra la lunchezza della lingua e la sua larghezza che nelle settecentesche e' di 1/8 (e veniva ricavato direttamente per forgiatura allungando un lembo dal corpo del cielo stesso), mentre in quelle tardo ottocentesche e poi del 900' tiene un rapporto di 1/7 (ed in molti casi e un componente a se stante puoi saldato per bollitura e forgiatura con una tecnica che sino al 1830 era un brevetto di cui si approprio' Paul F. Peddinghaus, in Gevelsberg nel 1900 e giustamente mai rispettato, perche' ad Arciera per es. in Piemonte gia' le facevano da 50 anni prima le incudini unendo 4 corpi: corno+corpo sommitale+basamento+lingua). Cmq le geometrie, il rapporto di esse e la forma dell' incudine sono una carta di identita' relativamente attendibile. Per incudini poi da armatura diventa inquivocabile perche' l' utensile assume profili assai lontani dal comune. Le incudini pre-rivoluzione industriale, inoltre spesso sono pure lontane nei criteri compositivi e cosi' non e' raro trovare il corno montato nei luoghi piu' disparati e vederle arricchite di altrettanto inutili incisioni di decoro floreale o di blasoni o stemmi di casati dai quali diventa facile ripercorrere il periodo (AA.VV., TOOLS-UTENSILI, Oltre le mani verso la bellezza, Cesati e Cesati, Milano 2013, n° 21).
Assieme alle incudini personalmente ho una fissa pure per le morse a gambo o da fabbro, quelle che troverete col nome in rete di: post vise o box vise o blacksmith vise e che cmq svolge un lavoro a fianco dell' incudine e pure per questo utensile i criteri di valutazione son simili ai sopra descritti. Le incudini creano dipendenza e se spippolate un po' in rete, scoprirete che non sono del tutto grullo ma che in realta' hanno un seguito pari alle macchine utensili elettromeccaniche e sopratutto che ci sono collezionisti che hanno ambienti con 500 pezzi di cui molti di essi di considerevole valore. Quando vivevo in Us, ho visitato piu' volte in Nuovo Messico, un tipo che in Mountainair ne aveva oltre appunto oltre 500 e pure in Italia ne abbiamo un 3 o 4 che hanno collezioni da non intimidirsi al tipo di cui sopra e so pure di chi su pezzi particolarmente antichi ha fatto effettuare campionature per avere certezza del periodo di origine.
Personalmente cosa mi limita, in montagna e' l'accesso al mio posticino e lo spazio relativo per un oggetto che per quanto bellissimo, in doppia, tripla, quadrupla copia non sarebbe giustificabile; per questa ragione lasssu' tengo solo una Perrino ed una forgia che ho in condizioni eccellenti. A Firenze in cantina ho un' altra Perrin, assai piu' pesante che per adesso e' vittima della sua stessa stazza. In montagna da me, c'e' un fabbro che e' rinomato in molti paesi e rispettatissimo proprio lassu' tra le montagne SMI, del ferro e delle ferriere e che conosce ed ama questi oggetti come un liutaio i suoi violini e ne ha diverse tedesche e svedesi ma e' davvero colto in materia non solo nella teoria ma pure nell' uso e nella pratica cosa che chiaramente non sono io.