Francky quello che è venuto fuori dalla vostra discussione è campato per aria ma posso dirti che non è del tutto illogico. Esiste un processo industriale che, come diceva onorino, si chiama carbocementazione e consiste in un arricchimento superficiale (roba di 1-2 decimi) di carbonio nel pezzo. Questo trattamento molto in soldoni prevede che un pezzo di acciaio permanga in un ambiente saturo di carbonio a circa 900°C per qualche ora, in questo modo si ha che il pezzo assorbe appunto superficialmente un po' di carbonio. Per effettuare il riscaldamento la scelta obbligata è di un forno, meglio se elettrico ma anche a gas dà risultati tangibili, l'ambiente cementante invece, come abbiamo già detto, deve essere molto ricco di carbonio. Tempo fa (1940 e dintorni) si prendeva una cassetta di lamiera piena di carbone finemente sbriciolato e vi si immergevano i pezzi da trattare per poi lasciarli in forno per il tempo dovuto, il sistema funziona ma può dare qualche problema per diversi motivi che se interessa spiegherò, più tardi sono stati messi a punto sistemi con mezzo cementante liquido e gassoso. Il primo prevede l'immersione in miscele di sali fusi (di cui non sto a citare neppure la composizione), il secondo invece si serve essenzialmente di una atmosfera nel forno a base di monossido di carbonio (CO), come è facile vedere ciò che accomuna tutti i cementi è l'elemento carbonio. Siccome l'olio esausto è fondamentalmente una miscela di idrocarburi con temperature e tempi giusti potrebbe anche dare qualche risultato tangibile, tuttavia c'è almeno un problema che non possiamo trascurare: l'olio esausto è pur sempre un combustibile e ha una temperatura di autoaccensione di 4-500°C, è pur vero che la presenza di ossigeno nella camera di un forno è limitata, ma io non mi metterei a correre rischi inutili. Invece il prendere un pezzo, scaldarlo al rosso ciliegia e buttarlo in olio, se il materiale è adatto, permette di effettuare una tempra del pezzo che gli conferisce particolare durezza e migliore carico di rottura ma minore tenacità/maggior fragilità. Se quello che vuoi fare è avere un pezzo duro ma non troppo fragile (per es. un coltello) ti consiglio come prima cosa di scegliere bene il materiale e con questo voglio dire perlomeno un acciaio a medio tenore di carbonio (C40) oppure un bassolegato (39NiCrMo) ma meglio un acciaio specifico per lame (molti dicono K100 che a vedere la scheda tecnica sembra proprio fatto apposta), quindi temprarlo con la drasticità prescritta dal fornitore che presumo sarà quasi sicuramente "olio calmo", quindi rinvenirlo sempre alla temperatura riportata sulla scheda tecnica magari perdendo qualche punto in durezza (anche se non è detto) e guadagnare in resilienza. La carbocementazione per concludere è un trattamento che si fa su acciai che contengono poco carbonio (max. si parla di 0,2) perchè essi appunto "assorbono" grazie al fatto che madre natura a 900°C tende ad equilibrare la concentrazione di cemento dell'ambiente con quella del pezzo che è più bassa. Di solito non si va oltre lo 0,8% di carbonio in superficie ma questo non basta a conferire durezza, infatti bisogna anche temprare il pezzo ed eventualmente rinvenirlo/distenderlo, in questa maniera si arriva anche oltre i 60HRC "a fior di pelle" pur mantenendo il cuore più "tenero" ma meno fragile e quindi più tenace. Si tratta fondamentalmente del trattamento che si fa sulle ruote dentate.
_________________ Il mio "parco macchine": Tornio Vernier TV280 (sotto i ferri fino a data da destinarsi), Fresatrice Aciera F1, Trapano da banco Felisatti, Pantografo 3D Parpas PT 11, Affilatrice PEAR AUP
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